sabato 26 gennaio 2019

GIORNATA DELLA MEMORIA 2019

In occasione della Giornata della Memoria, che ricorre il 27 gennaio, durante questa settimana tutte le classi della nostra scuola hanno svolto delle attività per ricordare e ribadire con forza i valori di: rispetto, dignità umana, pace, libertà, giustizia.
I ragazzi di quarta hanno approfondito il tema con la visione del film "La stella di Andra e Tati".
La classe quinta ha, invece, conosciuto Anne Frank, attraverso la lettura di alcune pagine del suo diario, e Elis, il protagonista del romanzo "I fiori della tempesta" di Claudio Cavalli, grazie all'intervento in classe della bibliotecaria Francesca. A scuola sono comparsi dei fiori con un messaggio speciale, un augurio di speranza: "I fiori sono come l'arcobaleno, quando sbocciano segnano la fine della tempesta."
Nel video compaiono alcune riflessioni e poesie che i bambini hanno condiviso venerdì 25 gennaio nel pomeriggio.
La canzone che accompagna le immagini è "Girotondo" di F. De Andrè, suonata alla chitarra acustica dal sig. Brambilla Mauro e intonata dai ragazzi di quinta.
Il Girotondo è un gioco tipico dei bambini, così come è propria dei bambini la melodia di "Marcondirondello" su cui è basata la canzone...ma quando c'è la guerra dove giocano i bambini? Giocheranno ancora a fare la guerra?
Nella Giornata della memoria vogliamo ricordare che la guerra non è un gioco. Mai.

giovedì 17 gennaio 2019

Noi nuovi testimoni

Tra pochi giorni ricorre La Giornata della Memoria. Questo cortometraggio realizzato dalle classi quinte della scuola primaria di Bosisio Parini, durante lo scorso anno scolastico, non ha bisogno di commenti. Solo riflessione. Riflessione, sì, con il significato di "pensare", ma anche con quello di "rispecchiare" per rivedere ai giorni nostri, come in uno specchio, l'immagine del valore delle persone, per non commettere gli stessi errori del passato.



domenica 13 gennaio 2019

PLANETARIO DI LECCO

Venerdì 11 gennaio gli alunni di classe quinta hanno fatto una bellissima esperienza presso Palazzo Belgiojoso a Lecco, sede del Planetario della città... Anzi, per la verità, le esperienze sono state ben tre!
Infatti gli alunni hanno potuto ammirare le stelle, le costellazioni, i pianeti e i movimenti della volta celeste con le proiezioni presso la sala della cupola. Successivamente si sono cimentati nel ruolo di turisti spaziali viaggiando tra pianeti e lune, avendo come guida il prof. Loris Lazzati, autore del libro "In vacanza nel sistema solare. Turisti spaziali nel XXII secolo" (Macchione Editore).
Infine i ragazzi di quinta hanno scoperto il satellite naturale della Terra: la Luna.



venerdì 4 gennaio 2019

MITI FRA LE STELLE


Nel mese di dicembre i ragazzi di classe quinta, grazie alla disponibilità del prof. Loris Lazzati che ha gentilmente messo a disposizione un telescopio, hanno potuto osservare il cielo stellato di Aizzurro. Al rientro dalle vacanze natalizie è prevista una visita didattica presso il planetario di Lecco, dove gli alunni potranno approfondire la conoscenza del sistema solare.
Il cielo, lo sappiamo, ha sempre affascinato l'uomo. Ecco alcuni miti greci sulle costellazioni. I greci disegnavano con lo sguardo, tracciando linee immaginarie tra i puntini brillanti nella volta celeste, un po' come il prof. Lazzati ha fatto la notte del 15 dicembre 2018 con la luce verde del suo puntatore laser.
Le immagini sono prese da "Enciclopedia Rizzoli per ragazzi".

ORSA MAGGIORE E ORSA MINORE
La costellazione dell'Orsa Maggiore, nella mitologia greca, rappresenta Callisto, una ninfa dei boschi.
Callisto viveva nei boschi dell’Arcadia, una regione greca famosa per i suoi rilievi verdi e selvaggi. Sin da piccola si era distinta per la sua indole da cacciatrice. Entrò nel seguito di Artemide, dea della caccia, e ben presto divenne la prediletta della dea.
La dea, dato che non voleva perderla, le aveva fatto fare un giuramento: sarebbe dovuta stare sempre al suo fianco, non facendosi avvicinare da nessun uomo.
Un giorno, mentre Callisto riposava sdraiata sul suo arco in un bosco, fu scorta da Zeus che se ne innamorò.
Il potente dio, per potersi avvicinare a Callisto, si trasformò nella dea Artemide.
Dopo aver conquistato la fiducia di Callisto, Zeus svelò la sua vera identità. I due si innamorarono e dalla loro unione nacque un figlio, Arcade.
Questa storia giunse però alle orecchie di Era, la moglie di Zeus, che decise di vendicarsi trasformando Callisto in orsa. Zeus, nel frattempo, si occupò di mettere in salvo il piccolo Arcade.
Arcade crebbe senza sapere che fine avesse fatto sua madre. Ormai quindicenne, un giorno, a caccia, incontrò sua madre sotto le vesti di orsa. Lei, avendolo riconosciuto, gli si avvicinò per manifestargli il suo affetto.
Ma Arcade, impaurito, le puntò contro il terribile arco teso. Stava per trafiggere Callisto con una freccia, quando Zeus, impietosito dalla scena, trasformò in orsa anche suo figlio, dissolvendo entrambi in stelle. Callisto divenne l’Orsa Maggiore mentre Arcade venne tramutato nella costellazione dell’Orsa Minore.

PERSEO
Secondo la tradizione mitica, Perseo discendeva da Abante, re dell’Argolide, un guerriero così temuto che anche dopo la sua morte bastava mostrarne lo scudo ai nemici per metterli in fuga.
Abante aveva avuto da sua moglie Aglaia due figli: Acrisio e Preto. Acrisio ebbe solo una figlia, Danae e non un erede maschio, che potesse ereditare il regno. Per tale ragione Acrisio era preoccupato e si rivolse all’oracolo domandando come avrebbe potuto ottenere un figlio. Questi gli aveva risposto: “Tu non avrai figli e tuo nipote ti ucciderà.”
Per impedire che la profezia si avverasse, decise di chiudere Danae nella torre più alta della città. In tale torre, per impedire a chiunque di entrare, le porte di legno furono sostituite con altre di bronzo e furono messi all’ingresso dei cani ferocissimi.
Ma Zeus, avendo adocchiato da tempo la bella principessa, decise di sedurla trasformandosi in una sottile pioggia d’oro che, scendendo dal cielo, penetrò fra le chiusure ermetiche della torre e, posandosi sul grembo di Danae, le generò un figlio chiamato Perseo.
Acrisio, sentendo il pianto di Perseo, era furibondo, ma non aveva il coraggio di uccidere né sua figlia Danae né il suo nipotino Perseo. Preferì racchiuderli in un’arca di legno che affidò alle onde del mare. L’arca fu spinta nei pressi dell’isola di Serifo, dove un pescatore la trovò. Quando l’ebbe aperta, vi scoprì Danae e Perseo. Li condusse subito da suo fratello: il re Polidette.
Da subito il re Polidette si accorse della bellezza di Danae e iniziò a corteggiarla.
Gli anni passavano e Perseo cresceva a Serifo, giocando con i compagni al lancio del disco e proteggendo la madre dalle offerte di Polidette, che voleva sposarla.
Siccome la presenza di Perseo era un ostacolo, il re concepì un piano ingegnoso per liberarsi di Perseo.
Fingendo di aspirare alla mano di un’altra donna, riunì i suoi amici chiedendo loro di contribuire al dono nunziale con un cavallo a testa. Tutti accettarono tranne Perseo, che non possedeva un cavallo.
Perseo, però, disse: “Se vuoi sposarti con un’altra donna, lasciando in pace mia madre, vedrò di procurarti qualsiasi dono tu mi chieda… anche la testa della Medusa, se fosse necessario.”
Medusa era un mostro capace di pietrificare chiunque la guardasse.
Polidette, dato che considerava Medusa invincibile, accettò la proposta di Perseo.
Atena, però, che era acerrima nemica di Medusa e che aveva udito il dialogo tra Perseo e Polidette, decise di proteggere il giovane Perseo nella sua disperata impresa.
Innanzitutto Atena gli insegnò a riconoscere Medusa dalle altre due sue sorelle, molto simili a lei; poi, gli consigliò di non guardarla mai negli occhi. Perseo, dopo tanti affanni, uccise Medusa. È per tale ragione che si guadagnò un posto nel cielo: per essere ricordato come l’eroe che aveva ucciso la temutissima Medusa.

PEGASO
Pegaso inizialmente era il cavallo di Perseo, figlio di Danae e Zeus.
Perseo un giorno combattè contro Medusa, mostro capace di pietrificare chiunque lo guardasse. Dal collo di Medusa uscì Pegaso. Perseo se ne appropriò.
Un giorno, però, Pegaso venne catturato da Bellarofonte che aveva bisogno di quella creatura alata per compiere un’impresa disperata.
Il giovane Bellarofonte, nipote di Poseidone (Dio del mare), aveva ucciso accidentalmente un uomo. A causa di quel delitto era stato costretto a lasciare la sua città e a recarsi a Corinto dove il re Preto lo aveva purificato.
Sfortunatamente la moglie del re Preto, Antea, s’innamorò di Bellarofonte. Ma Bellarofonte per gratitudine e per rispetto al re, rifiutò la proposta di Antea.
Antea, dopo esser stata rifiutata, disse al marito una bugia: che Bellarofonte si era innamorato di lei.
Il re, quindi, decise di organizzare diverse occasioni per far uccidere Bellarofonte.
Ma Bellarofonte, con l’aiuto di Pegaso, riuscì a sconfiggere tutti i nemici.
A quel punto il re, cominciando a sospettare che il giovane fosse innocente, si fece confidare la storia da Bellarofonte.
A quel punto il re decise di dare in sposa sua figlia a Bellarofonte. Bellarofonte, talmente esaltato dalla notizia, decise di volare con Pegaso fino all’Olimpo.
Zeus mandò allora un tafano che punse Pegaso facendolo sgroppare in modo da disarcionare (far cadere dalla sella) Bellarofonte, il quale cadde in un roveto.
Da quel momento Bellarofonte vagò sulla terra, zoppo, cieco, solo e maledetto fin quando morì.
Quanto a Pegaso, riuscì a raggiungere l’Olimpo dove Zeus lo accolse e lo fece alloggiare nelle sue antiche stalle. Da quel giorno si servì di lui per trasportare i fulmini forgiati dai Ciclopi.
Infine, per ricordare il suo importante ruolo, Zeus lo volle immortalare nel firmamento.

CASSIOPEA

Cassiopea, moglie di Cefeo, re dell'antica Etiopia (il territorio si estendeva dalla riva sud-orientale del Mediterraneo fino al mar Rosso e comprendeva parte degli attuali Egitto, Giordania ed Israele), pensava che lei e sua figlia, Andromeda, fossero le più belle donne mai vissute.
Andava anche dicendo che sua figlia era talmente bella che neppure le Ninfe del Mare, le cinque Nereidi, potevano superarla in bellezza.
La superbia di Cassiopea giunse alle orecchie di Era, moglie di Zeus, e delle stesse Nereidi.
La Nereide Amfitrite era moglie del dio del mare, Poseidone, e così, infuriata, si rivolse a lui chiedendogli una terribile ed immediata punizione per l'oltraggio di Cassiopea.
Poseidone scatenò contro il regno di Cefeo, il mostro marino Tiamat, il quale devastò le coste dell’Etiopia.
Il re Cefeo, vedendo il proprio reame in così grave pericolo, si rivolse ad un Oracolo, che gli disse che il solo modo per salvare l'Etiopia consisteva nel sacrificio di Andromeda, che doveva essere abbandonata alla furia del mostro marino Tiamat. Col cuore in pezzi e pieno di rancore verso la moglie, il re fu obbligato dal popolo ad accettare. Andromeda venne trascinata fino alle rocciose coste etiopiche. Lì fu abbandonata al suo orribile destino: incatenata nuda su uno scoglio in riva al mare, attendeva ormai priva di ogni speranza di salvezza che il mostro arrivasse a sbranarla. E il mostro non si fece attendere. Ma il fato volle che passasse di là l'eroe Perseo in groppa a Pegaso, di ritorno da una missione. Perseo, liberò il mondo sconfiggendo la terribile Medusa (mostro in grado di pietrificare chiunque la guardasse).
Perseo attaccò il mostro e lo sconfisse mostrandogli la testa di Medusa che, guardando Tiamat, lo tramutò in pietra. Così la fanciulla fu salva, e al ritorno a casa Cefeo, riconoscente, gliela diede in sposa. Ma il re aveva già promesso Andromeda al proprio fratello Fineo, che si presentò con numerosi seguaci alla festa nuziale di Perseo e Andromeda. Ancora una volta Perseo dimostrò il suo valore battendosi per il diritto di sposare la sua amata. Il banchetto si trasformò in una sanguinosa battaglia, in cui Perseo, con l'aiuto della testa di Medusa, massacrò Fineo e tutti i suoi seguaci.
Gli dei posero in cielo le costellazioni raffiguranti ognuno dei protagonisti di questo mito. Cefeo e Andromeda sono raffigurati nelle costellazioni adiacenti a Cassiopea, ma la regina, come punizione, venne condannata a girare per sempre col suo trono intorno al Polo Nord, trovandosi a volte anche a testa in giù, posizione scomoda per chi pecca di vanità.